“Breve storia dell’alchimia ”
di Gabriele Ottaviani

Il gesuita Athanasius Kircher nacque a Geisa…

Breve storia dell’alchimia, Stefano Valente, Graphofeel. Già l’etimologia della parola, che si fa risalire, come la gran parte di quelle che iniziano con al (ricordate l’esegesi che fa Armie Hammer del lemma albicocca in Chiamami col tuo nome? Sì, lo so, quando uno pensa ad Armie Hammer in quel film, o anche ad Armie Hammer in generale, le battute del copione proferite non sono proprio la prima cosa che sovvenga alla mente, mi rendo conto, però, suvvia, fate un piccolo sforzo al di là dell’ineluttabile solluchero ormonale…), all’arabo, non manca di lasciare a chi si accosti al tema l’elegante retaggio della sensazione di un sottile mistero: addentrandosi poi ulteriormente nella materia il mistero s’infittisce eccome. L’alchimia, parola che compare per la prima volta in Giulio Firmico Materno – autore siciliano del IV secolo, coevo di Costanzo II e Costante I e noto più che altro quasi esclusivamente a chi sia esperto della toponomastica romana del quartiere Balduina – indica infatti la pratica degli arabi volta a convertire i metalli vili in oro e a procurarsi il rimedio universale e il segreto della longevità, ma già testi vedici e buddhisti accennano a un non ben determinato succo hataka in grado di trasformare il bronzo in oro puro. Per non parlare di certi riferimenti alla Cina del quinto millennio avanti Cristo… Stefano Valente cura un volume interessante, intrigante, agilissimo, splendido e pieno di fascino.

[da 23 giugno 2019]


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